Il Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Morterone è una delle espressioni più uniche che connotano la visione che qui si è sviluppata nel corso degli ultimi tre decenni. In ragione dell’apertura agli orizzonti originari del paesaggio, fisico e storico, dell’identità di questo luogo, che riassume in sé l’interrogativo e il mistero irriducibile del ciclo vitale, ci troviamo di fronte ad un progetto che non è caratterizzato da predilezioni stilistiche o formali, ma inclusivo di varie ed eterogenee modalità creative. La continuità tra queste diverse presenze artistiche, che sono qui presentate nella sequenza con cui fisicamente le si incontra percorrendo il paesaggio di Morterone (a sottolinearne ulteriormente il loro legame genetico e significante con esso),
si ritrova proprio in una intenzionalità che potremmo definire “amplificante”, tesa a enucleare il significato veritativo di una condizione umana che sempre più esperisce la propria finitezza nella relazione con un universo vivente e conoscitivo in continua ed inafferrabile espansione.
A questo interrogativo di verità e positività, gli artisti coinvolti nell’esperienza di Morterone hanno cercato di fornire non già parziali e incomplete risposte, quanto invece aperture di ulteriori possibilità esperienziali, in grado di rendere presente ed esplicita un’attenzione per la dimensione naturale come non scindibile dall’uomo che la abita e la forma. Secondo questa complessità di riferimenti, il carattere più ricorrente in queste opere è riconoscibile proprio nell’idea di una spazialità che si pone come luogo polisemico e polivettoriale, nella quale l’immagine prende forma fisicamente conclusa ma virtualmente aperta.
Così accade ad esempio con le opere ideate in rapporto alle pareti delle case, che tendono ad una complicazione e ad una contraddizione della propria apparente bidimensionalità di destinazione e supporto: immagini aperte di profondità e complessità materiale, connotate da una concezione non euclidea ma al contempo fisica ed emozionale del paradigma geometrico, che in una progressione vibrante dischiudono il centro abitato alla percorrenza del paesaggio. E naturalmente con le opere concepite e collocate nella natura, che sono insieme riflessione critica e potenzialità di una dimensione costruttiva aperta all’orizzonte del paesaggio, in relazione con il dispiegarsi mutevole della contestualità ambientale e delle morfologie variate del luogo, sul crinale tra l’identità antica e drammatica del trascorrere del tempo e il futuro e radioso rigenerarsi della vita.
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